Once upon a time.

When you get older, plainer, saner
Will you remember all the danger
We came from?
Burning like embers, falling, tender
Longing for the days of no surrender
Years ago

You & me. No. Non sto parlando della tariffa di una nota compagnia di telefonia. Anche se, effettivamente, ha fatto da comunicazione per un lungo periodo.

Un sogno. Non ho mai avuto grossa fortuna con i sogni. Alle elementari sognavo di fare la fumettista, alle medie sognava di andare in america e di condurre studi sui nativi americani, alle superiori sognavo di fare l’archeologa. L’ultimo anno decisi che avrei fatto l’accademia delle belle arti. In fondo creare è sempre stata una delle mie più grandi passioni, ma mai avrei pensato che potesse diventare un mestiere così mi limitavo a nasconderlo in fondo a sogni disparati. Come spesso accade ai sogni, il mio è restato tale. Ma questa è un’altra storia.

Questa è la storia di un sogno, cercato, bramato, curato e cresciuto per vent’anni. Non è la mia storia ma è un capitolo di essa. Inizia come nelle fiabe.

C’era una volta una ragazza, coi capelli cortissimi, un sorriso sbilenco e tanta voglia di fare. Lei amava gli animali e loro amavano lei. Istinto animale, lo chiamano alcuni. La sua mamma, per prenderla in giro, le diceva “tra bestioline ci si intende” e le sorrideva. Ed era quello che accadeva, quando la ragazza varcava la soglia del canile in cui faceva volontariato e si rapportava con i cani. Tra loro bastava uno sguardo. Un legame indissolubile tra di loro. Negli anni successivi, dal canile passò alla toelettatura, passando per l’addetta  vendita in diversi pet shop. Fu talmente naturale che lei non si rese conto. Ma la magia, quella vera, si manifestò quando lei iniziò a prendersi cura dei cani. Anche se lei ancora non lo sapeva. Perché quella ragazza, che nel frattempo divenne una donna, con i capelli cortissimi ma brizzolati e con leggerissime rughe intorno al verde gentile dei suoi occhi, quando tre anni fa aprì il SUO negozio, l’ultima cosa a cui pensava era di fare la toelettatrice.

Voi mi direte : e cosa c’entra tutto questo? Abbiate pazienza e seguite il flusso del sogno.

Come ogni sogno che si rispetti, la fanciulla si avventurò alla ricerca del locale perfetto. Nella ricerca dei prodotti perfetti da inserirvi dentro. Nella ricerca della grafica perfetta che le creasse il logo perfetto per il suo negozio perfetto. Ma la guerriera dai capelli brizzolati non poteva sapere che quella sarebbe stata una delle più grandi ricerche che avrebbe dovuto affrontare. E una delle battaglie più dolorose. La grafica era una occhialuta e introversa “amica-da-parco”, conosciuta un’anno prima mentre era a passeggio con il suo cane. Ma anche questa è un’altra storia, non divaghiamo. Non era come talune principesse di fiabe antiche, non indossava pizzi e macramè ma felpe nere con teschi luccicanti. Non aveva vaporosi ricci ma un ciuffo selvaggio. Occhiali rossi, fossette che decoravano il suo sorriso e le ardeva dentro un fuoco che per troppo tempo era rimasto soffocato sotto una brace di rimpianti, rimorsi e vane speranze. Così iniziò la ricerca della guerriera.  Con una richiesta. Che celava un ‘emozione profonda e a lei sconosciuta. Che andava rincorsa, che spesso fuggiva e si nascondeva dentro gli scheletri del suo armadio. che a volte sfiorava con la punta delle mani ma con un guizzo scappava via. E più lei cercava e rimestava dentro di se e più a fondo andava. Sin quando la ragazza occhialuta presentò il suo lavoro.

Wishin’ I could see the machinations
Understand the toil of expectations
In your mind. 

Un amore di nome Steve

Oggi mi sono innamorata, di nuovo. Un Amore con la A maiuscola, un Amore che solo quella cosa li riesce a darmi. Mi ero già innamorata in passato. Alcuni amori sono svaniti nel tempo, altri rimangono imperituri nel mio cuore e vengono costantemente nutriti con il sacro fuoco della passione. Ma oggi, il mio cuore ha prima mancato un battito, poi ha avuto un sussulto. Di nuovo ha perso un battito. Mi sono sentita quasi soffocare, il cuore incastrato in gola, tra le tonsille (che dovrei decidermi a togliere).

Steve, il suo nome.

Sebbene l’enorme differenza di età e la probabile incomprensione legata alla lingua (è nato il 24 febbraio del 1950 a Philadelphia), questo è VERO AMORE. Avevo già avuto occasione di conoscerlo quando studiavo a Roma ma, complici le mie passioni per altre tipologie di connessioni amorose e la mia spavalderia giovanile, Steve era finito nel dimenticatoio, in fondo a un cassetto, insieme al mio 25 dell’esame di fotografia. Come si suol dire, occhio non vede cuore non duole. Se non fosse che il destino, quel gran bastardo del destino, ci veda lungo. E trova sempre il modo per far si che tutto vada a compimento. Così, dopo otto anni da quel fatidico giorno, il destino ha fatto si che io incontrassi l’Amore. Io e Steve siamo profondamente diversi: lui è un genio della fotografia, io una poveraccia che fa foto ai fiori e ai cani con il telefonino; lui ha girato il mondo – il suo primo viaggio nel profondo Afghanistan, vestito di abito locali, con sé solo un coltellino svizzero e tantissima voglia di vivere – il mio viaggio più lungo (di sola andata) è stato in Piemonte; lui è avvolto dalla passione e dall’empatia per il mondo e l’umanità, io auguro le peggiori piaghe d’Egitto a chi mi taglia la strada in tangenziale; lui ha conosciuto persone, occhi verdi, cuori impavidi, io al massimo sopporto il mio gatto.

Insomma, io e Steve siamo profondamente diversi ma una cosa, importantissima, ci accomuna: l’Amore per la fotografia.

Mentre lui è protagonista e regista della storia e ferma istanti di vita su pellicola, io mi limito a osservarla da spettatrice, neanche in prima fila. Testimone della nascita di questo Amore la mia amica Anda che, in fondo in fondo, secondo me pure lei un pò si è innamorata. E come potrebbe essere altrimenti? Come si può resistere a questi immensi occhi azzurri, i baffetti da sparviero e la pelata luminosa?

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Irradia voglia di vivere, di sognare, di viaggiare. Di farsi prendere per mano e lasciarsi guidare attraverso i continenti, danzando tra le dune, svicolando fra i cammelli, lasciandosi avvolgere dall’umanità, dalla loro voglia di vivere. Lasciandosi alla spalle, ma portandosi appresso, la distruzione e la devastazione della natura e dell’uomo. Soprattutto dell’uomo. Quello che lui ama tanto ritrarre, nelle sue mille fotografie dai mille sorrisi e dai mille dolori. Danzare tra le culture, tra i colori, tra le usanze, aspirando e respirando a piene narici il profumo delle spezie, l’odore di sterco e la puzza di petrolio e di macerie. Sempre mantenendo il sorriso, la gioia di scoprire, la voglia di conoscere.

Due cose sono fondamentali nella vita: essere aperti e pronti, dice sempre Steve

Al cambiamento, agli imprevisti. Alla VITA. Senza mai esitare. Lasciando la paura da parte. Così nascono le migliori esperienze, i migliori momenti, le migliori fotografie. Così Steve mi fa sognare, tra oltre 250 fotografie scattate in trent’anni della sua carriera ( ve l’ho detto, no, che è un fotografo?), il tempo si ferma e ci siamo solo io, lui e la sua Arte. In mostra alla reggia di Venaria. Sino al 16 ottobre. Andateci. Innamoratevi anche voi di Steve. Lasciatevi avvolgere dalla sua fotografia e lasciate che la vostra anima bruci con il sacro fuoco della passione.